Il terrorismo spiegato ai bambini
di
Alessandro Ghebreigziabiher
Foto dallo spettacolo "Roba da bambini" |
Difficile rispondere a una domanda di una figlia, allorché tu stessa non abbia compreso la risposta.
Ma non si può evitare l’ostacolo.
Altrimenti qualcun altro lo farà per te.
Aggiungendone altri.
“Non lo so bene”, disse come prima cosa la donna.
Un punto alla mamma, annunciò l’espressione sul volto della piccola.
La sincerità è sempre un bel modo per iniziare un discorso.
Ma non ci si può fermare all’inizio.
Altrimenti qualcun altro andrà avanti per te.
O addirittura indietro.
“Ti dirò quello che ho capito”, aggiunse la mamma.
Un altro punto, approvò lo sguardo della bimba.
L’onestà è sempre un bel modo per continuarlo, un discorso.
“Credo sia far del male alle persone.”
“Fare del male come uccidere?”
“Anche.”
“Con le bombe?”
“Sì.”
“Con le pistole e i coltelli?”
“Con tutto quel che faccia del male.”
“E sono i terroristi quelli che fanno del male alle persone?”
“Sì, loro.”
“Perché lo fanno?”
Difficile rispondere alla domanda di una bambina, allorché tu stessa non abbia compreso quale risposta sia la più giusta.
La meno ipocrita.
La più coerente.
La migliore, tra la meno e la più.
“I terroristi fanno del male a delle persone per spaventare tutte le altre.”
Ancora un altro punto, madre mia.
La semplicità è sempre un bel modo per avvistare la fine.
Del discorso.
E, come spesso accade, la fine la suggerisce l’occhio lontano dalla confusione.
“Mamma?”
“Sì?”
“Tutti quelli che fanno del male alle persone sono dei terroristi.”
“Perché?”
“Perché a me fanno paura tutti.”
Quelli che fanno del male.
Alle persone.
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