Il Natale spiegato ai bambini stranieri
di
Alessandro Ghebreigziabiher
C’era una volta una scuola.
Nella scuola c’era un maestro.
Nella scuola dove c’era un maestro c’era una classe, la sua.
Dove i bambini erano tutti stranieri.
Certo, potrei aggiungere che non tutti i bambini stranieri sono stranieri allo stesso modo.
Nondimeno, meglio dedicare i racconti a una diversità per volta.
Come sussurrò il principe alla bella addormentata prima del liberatorio bacio, apri gli occhi lentamente.
Altrimenti potresti richiuderli per troppe emozioni tutte insieme.
Era dicembre e il maestro, venuto a conoscenza delle numerose polemiche su come e se festeggiare il Natale nelle scuole affette dal pericoloso virus della stranierità, decise di intraprendere una via suggestiva.
Originale, direi.
Spiegare il Natale ai propri alunni, come già detto, tutti stranieri.
“Care bimbe, cari bimbi, tra pochi giorni sarà Natale. Il giorno in cui il paese dove viviamo celebra una festa cristiana, a ricordo della nascita di Gesù.”
“Maestro?” domandò un’alunna dalla carnagione, di questi tempi e in questi luoghi, tutt’altro che vantaggiosa.
“Sì?”
“Perché il paese in cui viviamo celebra una festa cristiana?”
Il maestro non si aspettava cotanta perspicacia.
“Perché fa parte delle nostre tradizioni e della nostra cultura. E’ la storia del paese in cui viviamo”, rispose ispirato.
Seguì un silenzio assoluto.
Gli occhi delle bimbe e quelli dei bimbi.
Ogni sguardo era perso nel suo.
Ovvero il contrario.
Forse quegli occhi dicevano qualcosa.
O magari fu solo quel che l’uomo volle leggerci.
Nondimeno, il maestro si sentì comunque in dovere di dirla tutta.
“Sì, lo so”, mormorò mollando la cattedra e facendo un passo verso i piccoli alunni.
“Anche il ripudio della guerra fa parte della nostra storia. E che l’apologia del fascismo è reato. Sì, c’è anche questo. Il paese in cui viviamo è una repubblica democratica fondata sul lavoro? Sicuro, è nella nostra storia, soprattutto che è democratica. Nelle nostre tradizioni, cultura e storia c’è anche che il nostro paese riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. Certo, bambini, ho capito cosa volete dirmi, che nelle medesime tradizioni, cultura e storia del paese in cui viviamo c’è scritto che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Va bene, non l’ho dimenticato, c’è scritto pure che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani…
“Va bene, avete ragione voi, come al solito. Un’infinità di cose, alcune di un’importanza straordinaria, fanno parte delle tradizioni, cultura e storia del paese in cui viviamo. Vedrete che dopo questo Natale saremo davvero tutti più buoni.”
E inizieremo a celebrarle tutte.
Per la prima volta…
Leggi altre storie di scuola
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore
Iscriviti alla Newsletter
Commenti
Posta un commento