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Esattamente un mese è durato il più adorabile equivoco della mia famiglia.
"Tua figlia non parla", dicevano.
Mia figlia non parla, è quel che sapevo.
"Il fratello, lui sì che è simpatico", osservavano da lontano.
Il fratello è simpatico, riconoscevo osservando lui, da vicino.
Ma altrettanto nei pressi di lei, del suo viso, dei suoi occhi, sapevo.
Sapevo che non me la contava tutta, come si dice.
O, forse, era solo una normale speranza di madre.
Leggi pure come quella creatura perennemente ostinata nel concentrare sentimenti e aspirazioni sulla metà piena della vita.
"Mutismo selettivo", diceva lo psicologo.
Mutismo selettivo, è quel che cercavo un giorno sì e un altro pure su Internet.
"Parla unicamente quando è sola in bagno", spiegava mio marito.
Parla unicamente quando è sola in bagno, cercavo invano un giorno sì e un altro pure su Internet e ogni libro che avevo comprato sull’argomento.
Ma questo non vuol dire che mi dannassi il cuore, lo dico e tengo a ribadirlo, soprattutto ora che siamo passati oltre l’ostacolo.
Sapevo che c’era un miliardo di cose che non mi contava, ma era giusto così.
Questo però non si dice.
Perché siamo talmente ignoranti da ignorare il fatto che ignorare non vuol dire necessariamente non vedere.
Non ascoltare.
E, più che mai, non capire.
"Tua figlia parla finalmente. Poco, ma parla", apprezzavano stupiti tra parenti e amici un mese più tardi.
Mia figlia parla poco, ma parla da sempre, ricordavo a me stessa, tra parenti e amici. Stupidi, più che stupiti.
Trenta giorni è durato il più adorabile equivoco di questa storia.
Sin dall’istante in cui il rubinetto della vasca ha smesso di funzionare e uno stuolo di idraulici ha iniziato a sfilare nella mia casa.
"Dev’essere intasato", dicevano quasi tutti.
Dev’essere intasato, lo pensavo anch’io, convinta che fosse una rottura di scatole.
Invece era un dono inaspettato, scartato con lieta sorpresa nel petto, innanzi a una scoperta che è valsa ogni attimo di suspense.
Perché giusto un mese dopo, malgrado gli inutili interventi degli esperti del tubo, il rubinetto ha ricominciato a parlare, esattamente come mia figlia.
Poco, con misurato gettito, rispettato e amato per il suo reale valore.
Non ho idea di cosa si sono detti, la mia ragazzina e il rubinetto, in quei giorni.
Ma non è un problema.
Perché so che quando entrambi parlano.
Sta a noi fare attenzione.
A non trascurare alcuna goccia.
O parola…
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