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"Sei troppo seria, Daniela", dicono spesso i professionisti dall’occhio perennemente attento alle superficialità del vivere.
"Tu non sorridi mai", sentenziano sovente i fuoriclasse del particolare che non sfugge ad anima viva.
"Hai un bel sorriso", osservano di continuo gli adoratori del lieto fine a buon mercato, "dovresti mostrarlo di più."
"Grazie", rispondo. Non sorrido, ma ringrazio.
Per cortesia.
Perché non ce l’ho col mondo intero, non merita così tanto.
Ci tengo alla mia collera, le sono affezionata come a una preziosa compagna di giochi immaginaria. Che nel tempo della solitudine reale, come in quella affollata, ha riempito vuoti. Ha ingannato, certo. Fuorviato, è sicuro.
Ma era lì, con me.
E come fai a non volere bene a chi resti con te quando tutti se ne sono andati?
"Sei troppo dura con te stessa", affermano molti tra quelli di cui sopra, senza entrare nello specifico.
"Lo sei ancora di più con il tuo corpo, sempre lì a bucare pelle e abiti con la stessa incomprensibile aggressività."
Ma chi l’ha detto che quest'ultima dovrebbe essere compresa?
"Sei troppo severa con i tuoi capelli, impietosa nel tagliare e nel colorare con la medesima cieca casualità."
Ma chi ve l’ha detto che tutto deve avere un senso?
Poche cose ce l’hanno sul serio, è l’unica verità che so.
Un padre che se ne va di casa e non torna più, se non per donare saltuari ceffoni a chi si trovi sulla via del crudele manrovescio e una madre che se ne va di casa, ma rientra ogni sera con poco di sé, sempre meno ogni giorno di più, fino a trasformarsi in un fantasma vampiro che si nutre della compassione dei figli.
Questa roba non deve avere un significato, deve necessariamente essere il frutto di un ottuso caos che regala fortune o sventure a seconda di come si svegli al mattino.
Altrimenti, se c’è davvero un piano in tutto ciò, avreste poche ragioni per dirmi che non sorrido o che sono troppo dura, tra le altre cose.
Eppure, nonostante tutto, sono qua.
Cammino, e sono qua.
Ballo, talvolta ballo, non ci crederete, ma lo facciamo anche noi, a modo nostro.
Con melodie tutt’altro che rassicuranti, d’accordo, ma le note sono note, e quando il corpo vibra lasciatelo vibrare.
Ma la cosa che presumo stenterete a credere, è che da qualche parte.
In qualche luogo.
Con qualcuno che ignorate.
Non sorrido, bensì rido, rido come una pazza.
Perché quel qualcuno mi ha fatto ballare e soprattutto capire.
Che pazza non sono.
Tutt’altro...
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