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Storie sull'amicizia: La mia luce

La mia luce

di
Alessandro Ghebreigziabiher


Novità: guarda o ascolta tramite podcast

Corrado è in terra, rannicchiato e intento a stritolare se stesso, con l'inaccettabile speranza di cancellarsi, di sparire.

Alessandro Ghebreigziabiher
Esattamente come l’adorato disegno, ridotto in pezzi da una tra le più ingombranti eredità dell'umano baraccone: il dolore di un genitore.
“Cosa fai lì?” chiede l’unica lettera amica di una famiglia solo abbozzata.
La effe, per la cronaca, che il cielo la benedica.
Corrado non risponde, ma Federica non si arrende e lo raggiunge sul pavimento della camera.
Il luogo perfetto per incontrarsi, tra vittime innocenti.
La ragazzina, "vecchia" saggia di appena tredici anni, si guarda in giro e nota i resti della
sublime opera, sopravvissuti alla paterna solitudine travestita da alcool e rabbia.
Quindi vede e capisce qualcosa.
Capisce ancora e vede meglio.
Vede di più, capisce tutto e decide di prenderlo tra le mani, l’unico senso del racconto, il solo possibile per non soccombere a uno sgradevole destino.
“Meraviglioso…” fa con indubbia sincerità nella voce, ammirando il frammento di carta e sogni calpestati.
Destato più dal tono che dal significato delle parole, il fratellino di soli sei anni leva il capo e la guarda.
Lei lo percepisce, con il cuore ricolmo di speranza, ma non smette di fissare la porzione di sole disegnata da Corrado.
Un particolare di un disegnino infantile per il mondo di fuori e ali di pura magia per chi questo e solo questo attende, altrimenti è la fine, la solita di molti, troppi, là fuori.
“È solo un pezzetto…” fa il bambino.
“No”, risponde Fede, come la chiama lui, “non lo è.”
Quindi, come in preda a un’eccitazione mistica, si alza frenetica e senza smettere di stringere il ritaglio superstite corre alla finestra e tira giù la serranda.
Così facendo da vita al buio, e con quest'ultimo uno speciale teatro gremito, ma anche un cinema con i suoi ingannevoli effetti, tutti i libri del mondo, e ogni spettacolo che possa accendere occhi e far vibrar mani agevolando l’entrata in scena del talento, quello incontaminato, il solo che dovremmo celebrare sulla pubblica piazza.
Ah, che emozione l’oscurità che prelude ai miracoli.
La ragazzina ritorna accanto a Corrado e gli mostra, ovvero, gli dimostra che non tutto è perduto.
Il bambino vede.
Il bambino vede e capisce.
Capisce ancor meglio di lei e rinasce.
“Sembra vero…” mormora estasiato, ipnotizzato dal frutto della sua sottovalutata matita.
“No”, lo corregge di nuovo Federica, ancora una volta per una buona ragione. “È qualcosa di più.”
È la tua luce, fratello mio.
È la nostra, sorella cara.

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