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Storie d'amore: Mi piace lui

Mi piace lui

di
Alessandro Ghebreigziabiher

Novità: guarda il video o ascolta in versione audio


Mi chiamo Stefania, lui mi piace e ho agito. La storia potrebbe anche finire qui.

I tempi sono cambiati, dicono in tanti. Sì, d’accordo, lo si dice in ogni tempo diverso dal precedente, è banale, ma questa cosa qui, dai, è normale.
Anzi, è la norma: una ragazza che fa il primo passo, che si dichiari

Alessandro Ghebreigziabiher
all’ignaro lui, è roba di tutti i giorni, oramai.
Così, a Natale mi sono fatta coraggio, mi sono fatta, punto, e sono andata in missione per conto del cuore.
Un attimo… ho detto fatta, vero? Per favore, non pensate a droghe di qualsivoglia peso.
Ho la mia personale idea di sballo e non ho problemi a spacciarla qui, sulla pubblica pagina.
Le mie droghe sono, in ordine sparso, i video musicali dove non si capisce un fico secco, ma la musica ti spezza in due, anzi, in tre e pure quattro, cinque parti necessariamente diseguali; le maratone, la sera molto tardi o il mattino troppo presto, dello stesso film strappa lacrime, risate e budella, fino a consumare gli occhi; e le interminabili passeggiate con Tubo, il mio bastardino, che è di una simpatia infettiva, malgrado la cara bestiolina non capisca il suo nome, questa arriva dopo.
Il rallenty che segue è d’obbligo.
Eccolo, lo vedo, lui non vede me, tutti non vedono noi, ma la signora che spazza fuori del bar, sì.
Perché caspita non si fa gli affari suoi?
Oh, s’è voltata, bene.
Avanzo cuore in mano e cervello nascosto da qualche parte, altrimenti, col cavolo che sarei qui, ora.
Lui mi vede, io da mo’ che lo guardo, lui in realtà non mi vede davvero, ma cosa conta per una innamorata pronta a tutto?
Mi avvicino, lui è vicino, io tremo, lui no, io sorrido, lui pure, ma per lui è solo una mera, empatica reazione.
No, Cupido, ancora no! Afrodite, e tutte voi, divinità dell’amor puro, non mi accontenterò di banale empatia. Che come bruco io possa divenir col tempo farfalla.
Voglio ali e tutto il resto adesso, sul posto.
Così, mi schiarisco la voce e sparo le mie preziose cartucce.
“Piero, vorrei dirti qualcosa, vorrei davvero, ma temo che non ci siano lettere in tutto l’alfabeto pronunciabile capaci di formar parole coerenti con quel che provo.”
Bella questa, Stefi, fa lui. Mi piace.”
“Sì… sono contenta… fa piacere anche a me.”
“Cosa?” mi chiede.
“Che ti piaccia”, rispondo.
“Ottimo
”, esclama lui.
“Dicevo… temo, io temo, ma questo non vuol dire che mi arrenda, perché la paura è solo una porta che ti conduce nell’unico luogo dove sei davvero attesa.”
“Bellissima
, osserva lui estasiato. Questa è ancora meglio. La condivido subito.”
E prende a digitare, il demente.
“Piero?”
“Sì?”
“Ti dicevo, poc’anzi, che non mi arrendo e quindi, insomma… dal primo giorno che ti ho visto io ho capito.”
“Che?”
“Ho capito che non riesco a immaginare giorno dove i tuoi occhi non trovino casa nei miei.”
“No…” fa lui.
“Ebbene sì.”
“È
tua?” mi domanda.
“Cosa?”
“Va be’, non importa”
, taglia corto. “La posto subito sulla mia pagina Facebook, stavolta raggiungo mille fan, stai a vedere…”
“Piero…”
“Sì?”
“Ma hai capito che ti sto dicendo?”
“Certo e mi piace”, ci tiene a farmi sapere. “Te l’ho detto.”
“Sì, questo l’ho capito anch’io… forse devo essere più chiara… sto cercando di dirti che vorrei che questo Natale mi regalasse un sogno a occhi aperti e quel sogno sei tu…”
“Sul serio?” fa al colmo dello stupore.
“Certamente.”
“Stefi, ma tu sei qualcuno”, esclama lui. “Questa è quella che mi piace di più! Ti dispiace se la rivendo come mia?”
“No, fai pure…”
Che dire, mi sono allontanata in relativo buon ordine, mesta e leggermente incacchiata.
Natale è trascorso con andatura agrodolce con delle inevitabili punte di malinconia.
Tuttavia, ho iniziato l’anno con un proponimento a cui intendo tener fede più di ogni altra cosa nella mia vita, da ora in poi.
Devo pensare con molta, infinitamente molta più attenzione.
A quello che mi piace…



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