La lampadina straniera
di
Alessandro Ghebreigziabiher
C’era una volta il regno delle lampadine.
Sì, lo so, sembra assurdo, ma voi assecondatemi.
Nel regno delle lampadine, il tempo scorreva con andatura moderata, la vita era vissuta con fare ordinario e il futuro era disegnato con mano timorata e costante.
Tale incastro fatto d’equilibrio e compattezza, perlomeno secondo l’opinione delle lampadine stesse, era basato su un’idea fondamentale.
Le lampadine erano tutte uguali.
Ora, ciò che non ho premesso e che credo sia necessario ricordare, è che stiamo parlando delle ormai datate lampadine a incandescenza, le quali, se ci pensate sono davvero tutte identiche.
Il bulbo di vetro al posto della testa, ovvero un bel capoccione, indubbiamente testardo, se proprio vogliamo dirla tutta, la base a vite come unico abito alla moda permesso e la totale assenza di braccia o gambe. Mancanza per tutti, problema per nessuno, recitava un loro famoso motto.
Soprattutto condividevano e proteggevano un’uguaglianza tra tutte.
Quella dell’anima, leggi pure come il prezioso e delicato filo di tungsteno.
Tutto procedeva placidamente finché qualcosa si presentò a disturbare il disegno ormai noto.
Un’altra lampadina.
Una lampadina straniera.
Quest’ultima, non appena fu avvistata da tutte le altre, si guadagnò all’istante ogni attenzione.
Inevitabile, ma non per il motivo che credete e che credevano le lampadine stesse.
Accade sovente, assecondatemi anche su questo.
Le reazioni delle lampadine furono variopinte e diversificate, ma coerenti e complementari in un unico coro di sdegno e rifiuto.
Perché la lampadina straniera rubava il posto alle altre.
E perché sembrava credere in qualcosa di diverso da loro.
Perché pareva non rispettare le loro leggi.
E perché non faceva quel che loro facevano.
Perché faceva cose che loro non immaginavano.
E perché sembrava simile a loro e questo era l’inganno.
Perché era molto più simile a loro di quel che pensavano e questo era il segreto.
Perché era pure vestita allo stesso modo e aveva anch’ella un testone sproporzionato.
Ma non basta camuffarti come noi, per essere una di noi, dicevano.
Perché se permettiamo a tutte le lampadine straniere di venire qui.
Noi scompariremo, nel buio.
C’era una volta, quindi, un mondo abitato da sole lampadine.
Finché non giunse una lampadina differente.
Una lampadina straniera.
La quale fu respinta ed espulsa per sempre.
Perché quella lampadina.
Era accesa.
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