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Giorni fa Mario ricevette una lettera da qualcuno a lui caro.
Così, si mise a leggerla.
Ti lascio.
Giuro che ti lascio, se continui così.
È una promessa, caro mio. Anzi, è un ultimatum. Così te lo ricordi.
Lo dice la parola, è l’ultima volta che ti perdono.
Sono stanca, sai? Eh no che non lo sai.
Se lo sapessi, vorrebbe dire che te lo saresti ricordato.
Tu non hai capito nulla di me. E non hai idea di quante occasioni tu abbia sprecato in tutto questo tempo.
Certo, sarebbe stato possibile, laddove tu avessi mostrato di apprezzarne appieno il valore.
Mi riferisco al tempo, scemo. Sto parlando del tempo, mentre stiamo sempre parlando d’altro, ignorandolo.
Di cosa hai paura, vuoi dirmelo una buona volta?
Io non chiedo nulla, anche se mi dovresti tutto. Non ho pretese. Ti ho amato e ti amerò anche dopo, sappilo, e questo sono certa che non lo dimenticherai.
Ma non vuol dire che ti resterò accanto in silenzio, assistendo inerte di fronte alla tua medesima inerzia.
Senza di me, sarai costretto a sporcarti le mani e la coscienza, compagno di una vita che è stata più tua che mia.
Ti prego, non deludermi come hai fatto finora. Dimostrami che ne sia valsa la pena.
Convincimi che, dopo tutto, malgrado debolezze e viltà, fughe improvvise o perfettamente calcolate, verrà il giorno in cui metterai tutto a posto. Che risponderai alle domande che ti spettano. E che mostrerai la dignità di incurvare la schiena sotto il peso di ogni infamia senza nome o addirittura con l’innocente incatenato al tuo posto.
Se non ti deciderai a far luce ovunque, dentro di te, rimarrai solo per il resto dei tuoi giorni.
Con sincero affetto,
La tua memoria
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